Le Origini
Come descritto nell'albero genealogico conservato dall'erede del primogenito (Stefano, fu Gaetano), la famiglia Pavoncelli - di lontane origini Abruzzesi - si sarebbe stabilita a Foggia verso la fine del Seicento. Di certo se ne trova traccia nel 1734, allorché il vescovo di Troia conferisce a Giambattista Pavoncelli il privilegio di "abate mansionario della collegiata".
All' inizio dell'Ottocento c'è evidenza a Cerignola di Gaetano Pavoncelli, coniugato con la nobile Anna Maria Tortora. Da loro nasce Federico, che sposa Antonietta Traversi, il cui padre - Giuseppe - è commerciante di grano presso la ditta De Martino. A Federico e alla sua straordinaria capacità si può far risalire l'origine di quelle che - nel passato - furono le fortune della famiglia. Federico deve al suocero la sua introduzione nel commercio di grani, e grazie alla sua capacità imprenditoriale riesce a moltiplicare il modesto capitale ricevuto in dote dalla moglie.
Dopo esser riuscito a fornire il grano all'esercito anglo-francese nella guerra di Crimea, conquista il monopolio dei grani in Puglia.
Nel 1860 fonda la ditta "F. e G. Pavoncelli", insieme con i figli Giuseppe e Gaetano, che iniziano subito ad interessarsi all'attività agricola e commerciale del padre. Specialmente Giuseppe, dopo aver completato i suoi studi a Marsiglia, in Belgio e a Londra, già a vent'anni si può considerare un negoziante di grano molto esperto.
Nel 1874 è eletto deputato nel collegio di Cerignola e tale resta per tredici legislature. Liberal-conservatore, molto stimato dai politici del tempo, nel 1897 viene nominato ministro dei Lavori Pubblici, carica che ricoprirà fino al giugno del 1898.
Alla Camera si occupa intensamente dei problemi dell'agricoltura in Italiana e di bonifiche. Innanzi tutto dette un significativo contributo alla modernizzazione delle colture di grano; più tardi introdusse una diversificazione delle colture, sviluppando le piantagioni miste di vigna e ulivo in Puglia. Da deputato e da ministro contribuisce a risolvere la questione dell'Acquedotto Pugliese, uno dei più grandi del mondo, Ente del quale verrà poi nominato presidente del Consiglio d'Amministrazione.
In aggiunta al "Palazzo Pavoncelli", dimora pugliese della famiglia e agli uffici dell'Amministrazione a Cerignola (per la gestione delle tenute agricole e delle famose Cantine ed Oleifici), fu istituita anche una Banca (già Credito Agricolo di Cerignola) per supportare le complesse operazioni agricole e commerciali della famiglia.
Le tenute agricole si estendevano per ben oltre i 2500 ettari. Le più famose, anche grazie alle cantine e oleifici, erano le Aziende "Santo Stefano" (che dette il nome al pregiato vino rosso), "Torre Giulia" (che dette il nome all'eccellente vino bianco), "Pozzo Terraneo", "San Carlo", "Pavoni", ecc.
Dei tre figli di Giuseppe, Federico, Nicola e Gaetano, in particolare gli ultimi due seguono la tradizione di famiglia in attività imprenditoriali e finanziarie, partecipando anche alla vita pubblica nazionale.
Nicola si stabilì a Napoli dove, fra gli altri investimenti il padre aveva acquistato anche dal Marchese di Frisjo la prestigiosa Villa di Posillipo, chiamata "lo Scoglio di Frisjo". Gaetano si stabilì a Roma, facilitando così la sua partecipazione - e quella dei fratelli - alla vita sociale della Capitale.
La generazione successiva è affidata al solo Nicola, che avrà otto figli: Maria, Giuseppe, Demetria, Augusta, Giulia, Federico, Gaetano e Antonio.
Giuseppe partecipò attivamente alla vita politica nazionale dell'epoca, e come primogenito mantenne, alla scomparsa del padre Nicola, la gestione delle Aziende (di cui divenne proprietario in percentuale più alta rispetto agli altri fratelli). Giuseppe (amorevolmente chiamato Peppino in famiglia) viveva a Roma, ma era molto spesso a Cerignola e anche a Mondragone (vicino Napoli, patria delle famose mozzarelle di bufala) ove possedeva una imponente proprietà.
Federico andò a vivere in Argentina, patria della moglie, e Antonio - scapolo dal gusto raffinatissimo - si stabilì a San Lilzo, una sua proprietà vicino Cerignola, dove ristrutturò splendidamente la villa trasformandola in una residenza arredata magnificamente.
Giuseppe, insieme al fratello Gaetano, lavorarono alla conservazione del vasto patrimonio familiare, che tuttavia si ridusse drammaticamente. Gli sconvolgimenti conseguenti le due Guerre Mondiali, seguiti poi dalla riforma agraria, causarono il tracollo delle attività agricole e commerciali della famiglia. Le Cantine furono chiuse mentre iniziò un processo di profonda trasformazione delle colture per incrementare le rendite. I vigneti furono rimpiazzati da colture orticole. Gli oliveti furono infittiti, per renderli più produttivi.
Il frazionamento e riduzione delle proprietà e i loro bassi redditi hanno poco a poco spinto i componenti della famiglia a lasciare le attività agricole e la stessa Puglia, ad eccezione degli eredi del primogenito.
Francesco Federico è l'ultimo dei cinque figli di Gaetano.
Gaetano è deceduto nel 1985.